Dott.ssa Costanza Armenise

Con il termine empatia si definisce la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”, comprendendone in questo modo il punto di vista, i pensieri e le emozioni.

Si tratta di un’abilità sociale fondamentale per riuscire a costruire e mantenere nel tempo delle relazioni interpersonali positive.

Attraverso essa infatti riusciamo ad avere accesso al “mondo dell’altro”, cioè a comprendere ciò che l’altra persona sta pensando e provando in un determinato momento.

L’ascolto empatico ci permette inoltre di cogliere il significato più profondo di ciò che l’altro ci comunica, andando oltre il contenuto delle frasi pronunciate.

Per queste ragioni l’empatia è considerata necessaria quando si vuole aiutare gli altri in maniera efficace.

L’empatia risulta quindi caratterizzata da:

  • una reazione affettiva che comporta la condivisione di uno stato emotivo con l’altro;
  • la capacità cognitiva di immaginare la prospettiva altrui;
  • una capacità di mantenere in modo stabile una distinzione sé-altro.

Quest’ultimo aspetto, ossia la capacità di mantenere una distinzione di sé dall’altro è fondamentale per non provare un eccesso di empatia.

La presenza di empatia, pur essendo considerata molto positiva, in verità può divenire dannosa se eccessiva. Provare una risonanza affettiva esagerata con lo stato mentale di un’altra persona può farci perdere lucidità e portarci a mettere in atto comportamenti impulsivi che non è detto siano di efficaci.

In conclusione possiamo considerare l’empatia come un’abilità che è al contempo una forma di conoscenza e un processo cognitivo, sulla quale è importante esercitarci e migliorarci.

È molto importante imparare a decidere quando, come e quanto attivare l’empatia, a seconda delle situazioni, della persona o del contesto sociale in cui interagiamo.

Questo consente di non ricadere nei due estremi di assenza o eccesso di empatia, entrambe condizioni che possono provocare sofferenza e rendono disfunzionali le relazioni.

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