Dott.ssa Costanza Armenise

Il Disturbo Evitante di Personalità si presenta come una modalità pervasiva di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio degli altri. Tutto ciò conduce ad un profondo malessere, sperimentato come doloroso senso di esclusione o senso di vuoto.

Le persone affette da questo disturbo vivono infatti un forte desiderio di stabilire relazioni con gli altri associato al timore costante di essere criticati, rifiutati o disapprovati.

La prospettiva del giudizio negativo e del rifiuto è talmente dolorosa e inaccettabile che la persona preferisce “stare lontano” dalle relazioni, ad eccezione di quelle abituali e rassicuranti, come quelle con i familiari.

Scelgono quindi l’evitamento come comportamento autoprotettivo dalle proprie emozioni negative. Il ritiro sociale infatti evita loro di vivere le emozioni negative legate ai sentimenti di inadeguatezza e al senso di esclusione. Tale scelta tuttavia non permette loro di sviluppare le abilità e le risorse utili nelle relazioni sociali, né di disconfermare le loro convinzioni disfunzionali.

All’origine vi è una radicata convinzione di valere poco: si sentono inferiori rispetto agli altri, hanno la convinzione di non essere attraenti, di non avere nulla di interessante da proporre e di essere incapaci di mantenere un discorso.

La vergogna rappresenta un’emozione centrale e pertanto le situazioni sociali vengono evitate perché rappresentano il contesto in cui le loro inadeguatezze diventano visibili agli occhi di tutti e si sentono esposti ad essere umiliati o ridicolizzati.

La percezione del paziente è quella di vivere dietro ad un vetro dal quale assistono allo svolgimento della vita degli altri, sempre distanti e senza sentirsi di appartenere a nessun gruppo sociale.

Talvolta possono momentaneamente coltivare interessi e attività solitarie che non implicano il contatto con gli altri come la lettura, la musica.

Il ritiro sociale inevitabilmente li porta a condurre un’esistenza povera di stimoli, monotona e triste, portando all’insorgenza di quadri depressivi.

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