Dott.ssa Costanza Armenise

Il narcisismo è un tema di cui si è molto discusso negli ultimi anni, generando talvolta confusione tra il “disturbo di personalità” e aspetti che possono essere considerati “nella norma”.

Secondo l’ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) la caratteristica principale del disturbo narcisistico di personalità è l’autostima instabile e fragile, che si manifesta con tentativi di regolarla attraverso la ricerca di attenzione e approvazione e atteggiamenti grandiosi in modo più o meno evidente.

Per poter effettuare la diagnosi di disturbo narcisistico conclamato la persona deve presentare una moderata o grave compromissione in almeno due delle seguenti aree di “funzionamento” della personalità, ovvero nei pensieri e comportamenti che influiscono sul modo di interagire con le persone e le situazioni:

  • Identità: i narcisisti guardano continuamente gli altri per valutarsi e cercare di conservare la propria autostima. La loro autovalutazione è spesso esageratamente alta (ad es. si considerano straordinari) o bassa (ad es. sono povere vittime) e il loro umore oscilla a seconda di come si percepiscono o si sentono in confronto agli altri.
  • Motivazione personale: la scelta dei loro obiettivi è basata sulla ricerca di approvazione. Spesso scelgono un obiettivo solo se quel obiettivo gli consente di ottenere l’approvazione o l’ammirazione degli altri. Nel bisogno di percepirsi come “eccezionali” possono porsi standard irragionevolmente elevati (ad es. come arrivare al vertice dell’azienda in cui lavorano). Oppure, al contrario, possono chiedere poco a se stessi con la ferma convinzione che “tutto sia dovuto”(ad es. possono arrivare regolarmente tardi al lavoro o uscire prima).
  • Empatia: i narcisisti possono avere gravi carenze o totale assenza della capacità di riconoscere o identificare i sentimenti e i bisogni degli altri. Alle volte posso essere attentissimi alle reazioni altrui ma esclusivamente se pensano che questo possa essere importante o vantaggioso per loro.
    Di solito sopravvalutano o sottovalutano il proprio effetto sugli altri. In alcuni casi ad esempio possono ritenere che le persone recepiscano con timore reverenziale qualcosa che hanno fatto o detto. In altri invece non riescono a comprendere perché qualcuno se la possa esser presa tanto dopo che hanno detto o fatto qualcosa di crudele o offensivo. Non riescono a vedere le cose dal punto di vista degli altri o a sentire ciò che gli altri provano, pertanto non si rendono conto dell’effetto che suscitano.
  • Intimità: le relazioni intrattenute sono in gran parte superficiali e hanno lo scopo ultimo di regolare la propria autostima. Inoltre risentono del fatto che non vi è reciprocità: non c’è un interesse autentico verso le esperienze dell’altro bensì sono più interessati a ciò che possono ottenere dalla relazione in questione.

Devono inoltre essere presenti i seguenti due tratti di personalità patologici:

  • Grandiosità: spesso percepita come arroganza. Si sentono autorizzati a dire e fare quello che vogliono, in maniera celata o alla luce del sole. Sono egocentrici, si sentono al centro del mondo e sono fermamente convinti di essere migliori degli altri, cosà che si evidenzia con l’atteggiamento di sufficienza.
  • Ricerca di attenzione: i narcisisti desiderano essere sempre al centro dell’attenzione. Hanno bisogno di essere ammirati e pertanto cercano situazioni e persone che li mettano su un piedistallo.

Al di là dei criteri riportati che definiscono il disturbo, i “tratti” di personalità narcisistici sono molto diffusi.
In alcuni casi è stato osservato come un “moderato narcisismo” (ad es. saper riconoscere le proprie qualità, saper accettare i complimenti con gratitudine, essere bravi nel mettere in luce se stessi e le proprie doti) possa essere considerato “sano” e protettivo dell’autostima personale.

La presenza dei “tratti” pertanto non è di per sé sufficiente per diagnosticare il disturbo di personalità. Il confine con la patologia invece viene definito dalla gravità della compromissione del “funzionamento” della persona.

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